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Campania Teatro Festival, debutta lo spettacolo "Diva" sulla figura dell'artista Liliana Castagnola

"Diva" - spettacolo teatrale che racconta il pregiudizio verso le donne, il permanere degli stereotipi sessisti nel tempo, anche se si tratta o si è trattato di donne apparentemente corteggiate, finanche idolatrate da uomini di potere ed artisti importanti, - debutta domani 16 giugno in prima assoluta alle ore 21:00 (e in replica il 17 giugno alle ore 21:00) nella splendida cornice del cortile della Reggia di Capodimonte. Lo spettacolo, che si inserisce nell'ambito del Campania Teatro Festival, è tratto dalle lettere di Liliana Castagnola, ed è scritto da Corrado Ardone, per la regia di Lara Sansone. In scena gli attori Gino De Luca, Massimo Peluso, Giorgio Pinto, Ruben Rigillo, Ingrid Sansone, Lara Sansone, Ivano Schiavi e con la partecipazione di Leopoldo Mastelloni.




Lo Spettacolo:


Può una donna morire, o meglio, togliersi la vita, perché il mondo che la circonda la considerava scandalosa? Bisognerebbe riflettere, in primsi, sul significato di SCANDALOSA. Ancora ai nostri giorni, come negli anni Trenta del Novecento, epoca in cui la Castagnola è vissuta, non esiste libertà per le donne, non esiste parità di genere, perché il patriarcato allora dominante, come ancora oggi, sia pure in forma diverse, ha sempre ritenuto asimmetrico il rapporto uomo - donna.

È per questa ragione che una donna, dalla semplice ragazza alla donna di successo, che vuole essere libera, è condannata alla solitudine, alla finzione, e non essere mai ritenuta all’altezza dell’uomo.


Perché riproporre, dunque, una storia come quella della Castagnola, non diversa da quella di tante altre donne del passato o del presente? Si tratta di una affinità elettiva, di un fil rouge che unisce questa compagnia alla storia della Castagnola.

La volontà comune di raccontare una donna che ha pagato con la morte il suo essere ritenuta scandalosa, il suo non volere scendere a compromessi. Un mondo interiore buio, dunque, che però sulla scena acquista colore. La leggerezza della Castagnola è quindi solo apparente; la maschera da diva, nasconde la sofferenza, il dolore, e contemporaneamente protegge dal mondo esterno, fin quando l’amore verso Totò renderà impossibile la finzione.

La Trama


È il tre marzo 1930. Napoli viene scossa dalla notizia della morte di una famosissima artista: Liliana Castagnola.


La celebre chanteuse viene ritrovata senza vita nella camera della pensione degli artisti Ida Rosa in via Sedil di Porto, laddove era solita soggiornare in città. Spregiudicata e fatale, incantevole e maledetta, alla lunga lista di flirt che riuscì a collezionare nella sua breve vita, figura anche Antonio de Curtis, in arte Totò.


L’incontro tra Liliana e Totò avvenne a Napoli nel dicembre del 1929: entrambi recitavano, ma in teatri diversi (lui al Nuovo, lei al Santa Lucia). Liliana, in una serata di riposo della sua compagnia, andò ad assistere allo spettacolo del giovane comico. Poche parole, scambiate in camerino dopo la recita. La sera successiva, nel suo camerino, la cantante trovò un cesto di rose, con un biglietto dell’attore: «E’ con il profumo di queste rose che vi esprimo tutta la mia profonda ammirazione”. Rispose lei, con un altro biglietto: “Grazie, ma voglio ricordarvi che, quando queste meravigliose rose appassiranno, dovranno essere sostituite con altre. Sabato, al Santa Lucia, canterò per voi le mie più belle canzoni».


Fu l’inizio di un grande amore che, tuttavia, ben presto si spense: il giovane comico, infatti, decise di interrompere bruscamente la relazione. Liliana prova ad incontrarlo ancora una volta, consapevole di non avere la forza di troncare quella relazione in cui ha riposto le aspettative di tutto il suo futuro: non ci riescen e, delusa e stanca, indossa i suoi abiti migliori, scrive una lettera appassionata al suo grande amore ormai perduto e decide di suicidarsi. E’ in quella camera che Totò la troverà il mattino successivo. Il grande attore conserverà per tutta la vita quella lettera ed un fazzoletto, sporco del suo mascara, sciolto con le lacrime di quella sera disperata. Chiamerà la sua unica figlia Liliana e farà seppellire le spoglie dell’artista nella cappella di famiglia.


A lei dedicherà questi versi:

«È morta, se n’è ghiuta ‘nparaviso! Pecchè nun porto ‘o llutto? Nun è cosa rispongo ‘a gente e faccio ‘o pizzo a riso ma dinto ‘o core è tutto n’ata cosa!»


Com’è morta Liliana Castagnola? Ma soprattutto chi era veramente? Il testo ne analizza la personalità, la vita d’attrice e di donna attraverso una presunta indagine ad opera di un maresciallo, che nell’ascoltare le testimonianze di coloro i quali ebbero modo di frequentarla ne disegnerà un profilo basato su cenni storici e cronache del periodo il più fedele ed accurato possibile. Un viaggio attraverso un’epoca, con i suoi eccessi e le sue censure, un mondo affascinante e misterioso quale quello degli artisti di varietà, le chanteuse che hanno scritto pagine indelebili nel mondo del Cafè Chantant. Ma allo stesso tempo uno sguardo diverso sul Totò uomo, artista ancora agli albori della carriera, che sarebbe poi diventato l’icona che conosciamo oggi.

Un percorso anomalo, dai toni noir che parla di costrizioni ed ostentazioni, di passione, di rancore e di pregiudizio, quel pregiudizio che probabilmente costò la vita alla giovane diva.

Le scene sono di Francesca Mercurio, i costumi sono di Teresa Acone. Il disegno luci è di Luigi Della Monica. Il produttore creativo è Sasà Vanorio. Le musiche sono di Paolo Rescigno.


Una produzione tradizione e turismo – centro di produzione teatrale


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