"Diario 1938", Elsa Morante inedita
- Francesca Iervolino
- 9 lug 2021
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 12 lug 2021
«Sonno interrotto e sogni confusi. Ricordo solo di aver sentito da casa squilli di campanelli lontani che mi chiamavano, e di aver percorso le scale drappeggiata in un lenzuolo e in una coperta, e così procedendo di aver incontrato un uomo piuttosto basso e pallido vestito di grigio. Sonno interrotto da telefonate di A., notte tutta piena di dolcissimi turbamenti lascivi per i fatti di ieri. Anche all'alba, fra veglia e sonno, mi pareva di udire dei campanelli. Mi atterrisce il domani incerto. Ora anche coi sensi amo terribilmente A. I miei sensi non sono mai stati così, sempre all'erta, sempre morbidi».

"Diario 1938" , redatto tra il 19 gennaio e il 30 luglio 1938, è un documento prezioso, uno spiraglio preferenziale nella vita privata e nei sogni, inconfessabili ed intimi, della più grande tra le scrittrici italiane del '900. Redatto su un ordinario quaderno di scuola a quadretti dalla copertina nera, Diario 1938 è uno testo vibrante, ancestrale, di una carnalità destabilizzante, viatico delle più intime confessioni della Morante (riprodotte con rigorosa fedeltà, rispetto all'edizione originale). Il titolo, originariamente concepito come "Lettere ad Antonio", tiene presente la scansione cronologica del quaderno nella stesura originaria voluta dalla Morante.
Ed A (Antonio) è il filo conduttore delle riflessioni di Elsa Morante: molto si è dibattuto intorno alla figura di A., alcuni critici rintracciano nella sua persona un alter ego della scrittrice, altri ritengono che Antonio possa ragionevolmente essere ricondotto alla figura-chiave di Alberto Moravia, la presenza maschile più ricorrente nel tormentoso Diario. Ad avvalorare quest'ultima tesi c'è un dato non trascurabile: i riferimenti cronologici del testo coincidono con uno dei momenti più tormentati e laceranti della relazione della Morante con Moravia, un momento di intenso travaglio psicologico, intimo e personale, vissuto dall'autrice nella relazione con lo scrittore.
Pervade il testo, come una litania implorante, una "sensualità disperata" (come la definisce Alba Andreini nell'introduzione, curatrice dell'opera); fantasie accese e scabrose si fondono ad una tenerezza quasi infantile, al desiderio costante del "lieto fine". Tutto, negli scritti presenti in questo diario misterioso e onirico, indica nella Morante estrema lucidità di pensiero, intelligenza (della realtà e del desiderio come ha affermato Cesare Garboli) e finanche distacco nel percorrere le tortuose vie della propria passione e identità sessuale. Una passione, la sua, tormentata e a tratti dolorosa, come leggiamo in queste righe:
"Oramai, se dura così, sarò preda ogni notte di questi sogni? Ieri sera prima di dormire piangevo di rabbia, perché io avevo voglia di amare e invece A. era venuto a farmi visita con V. Continui eccitamento non soddisfatto, del resto egli in mia presenza (....) - e non mi fa godere- Il mio desiderio e bisogno, e più di tutto, la lunga voglia di (....) per ora soddisfatto solo nel sogno".

Fantasmagoria di sogni confusi, spezzati: alcuni laceranti, altri soffocanti, altri ancora portatori di profonda umiliazione, eco lontana di giorni di miseria; sembrano pagine scritte in una specie di trance involontaria, tra veglia e sonno.
"Alcune cose che Freud troverebbe certo simboli sessuali. Ma soprattutto umiliazione, colpe vaghe, pudore ferito. Che cosa dunque?"
Nella Morante ogni sentimento, sensazione o desiderio è portato al culmine, al punto più alto della sua drammatica intensità: Elsa Morante, nella vita e negli affetti, era estrema nei suoi sentimenti, capace di grandi amori e di grandi odi, non c'erano vie di mezzo poichè i suoi affetti erano sempre dolorosamente intensi e, se non la soddisfacevano o la deludevano, costruiva il muro invalicabile della sua indifferenza (come accadde con Pasolini).
I sogni di Elsa Morante sono costantemente in divenire, mai statici o regolari: l'inconscio alternante e confusionario della scrittrice la porta in piazze, cattedrali, treni, pianure ampie, spazi aperti e chiusi, case sconosciute, case amate - "In una sola notte ho viaggiato per molti luoghi, ho cambiato case e paesi, ho vissuto miracoli e guerre". Nelle reminiscenze della scrittrice alberga un microcosmo onirico ricco di simbolismo, in cui desideri e paure si mescolano vorticosamente ai ricordi del passato lasciando il lettore spiazzato, confuso, turbato. Struggente di desiderio e amore per A., l'anima passionale di Elsa si libra nei sogni nei quali non ha alcun potere di auto-censura: l'erotismo disperato e il suo amore per l'uomo amato (e odiato) si manifestano capricciosamente lasciandola, al mattino, confusa e straniata.
Diario 1938 , al pari delle numerose biografie scritte su Elsa Morante, è un testo importante, imprescindibile per conoscere la donna oltre la scrittrice, l'anima oltre le parole. Il diario, benchè sia un volumetto di appena 70 pagine, non è di facile comprensione o decodificazione proprio perchè offre al lettore uno sguardo del tutto inedito sulla scrittrice romana, una corsia preferenziale e inusuale al contempo che consente di conoscere una Elsa Morante del tutto sconosciuta, più intima e fragile, meno costruita.
"Ma io devo liberarmi di queste voglie e sogni. Voglio altri sogni, un'altra vita. I miei sogni continuano a rivelarmi le sudicie correnti della mia vita, i bassi padroni che la tengono preda."
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