top of page

Gianfranco Gallo porta in scena con “Un vizietto napoletano” le contraddizioni del nostro tempo

Aggiornamento: 7 feb 2022



Ironia, riflessione, dissacrazione dei pregiudizi, sdoganamento dei clichè: tutto questo è “Un vizietto Napoletano” (in scena fino al 30 gennaio al Teatro Augusteo di Napoli) spettacolo scritto e musicato da Gianfranco Gallo, attore, regista e autore. Ispirato a “La cage aux folles” del 1973 e dal quale, poi, nel 1978 fu tratto il film “Il Vizietto” di Molinaro, la piece teatrale è la versione alla napoletana del testo scritto da Jean Poiret, un inno al mondo LGBTQ e all’arte che, come dice Butterfly (interpretata da Gianfranco Gallo), “non ha sesso”. Vale la pena chiarire da subito un aspetto fondamentale per decodificare lo spettacolo; in questa trasposizione non c’è posto per i motteggi e gli sfottò al mondo trans, omosessuale e, nello specifico, all’universo dei travestiti: c’è solo empatica comprensione, ci sono persone vere e reali con i loro desideri, i sogni, le speranze e le lotte quotidiane che portano in scena le contraddizioni del nostro tempo, diviso tra falsa morale e accettazione.


“Oggi, a distanza di quasi 50 anni dal lavoro di Molinaro e a più di 20 dal mio, le loro trame, il loro humus e le loro atmosfere sono diventate un vintage teatrale di inestimabile valore. Siamo nel mondo degli artisti gay en travesti, persone che vivevano una sessualità e una vita libera, senza problemi, in un’epoca in cui nemmeno si pensava di poter parlare di diritti, di matrimoni, di adozioni nell’ambito del mondo omosessuale, persone a volte imprigionate in un corpo a loro estraneo, altre volte potenti della loro cosciente ambiguità, ma sempre empatiche, estroverse, in superficie allegre. Siamo chiaramente nella Commedia, per cui l’argomento dello scontro di due realtà apparentemente incompatibili è qui dipinto con l'acquerello, sotto il quale però ho cercato di far leggere, a chi voglia interessarsene, un più criptato messaggio. Lo spettacolo musicale al quale il pubblico assisterà è un tourbillon di situazioni comiche portate, spero con eleganza e puntualità, fino allo svolgimento finale. Un mix di personaggi, musiche ed esilaranti situazioni che sorprenderanno per la novità delle loro tinte. Ho cercato l'Umanità e non la caricatura fine a stessa, ho reso ridicolo l'imbarazzo della gente cosiddetta ‘comune’ e non il ‘diverso’, che nel mio spettacolo è l'unica vera realtà ammessa e consentita”- chiarisce Gianfranco Gallo.

Cos’è normale, cosa invece è strano e, pertanto considerato non accettabile? Nulla, a ben vedere. Siamo tutti e tutte uguali: amiamo allo stesso modo e soffriamo allo stesso modo anche se per lavorare indossiamo parrucche eccentriche e abiti con pailettes e lustrini. Ed è questo il grande merito della trasposizione di Gallo: assistendo alle imprese mirabolanti di questo folle parterre di personaggi, lo spettatore si diverte ma, al contempo, riflette, scandaglia i limiti del proprio pensiero e dei pregiudizi che, inevitabilmente, risiedono nel sostrato culturale che lo accompagna e di cui fa fatica a liberarsi. L’immensa bravura di Gianfranco Gallo restituisce, pertanto, dignità e valore al mondo LGBTQ, riuscendo a plasmare il personaggio di Butterfly in una donna di valore, una drag queen consapevole della propria innata femminilità e del proprio valore di persona, oltre che di “personaggio”.

“Non toglietemi mai la parola. Ne conosco di bellissime per cambiare il Mondo”.


“Un vizietto napoletano” è l’esempio genuino di come si possa portare in scena, sotto un'apparente leggerezza, il mondo Trans senza mai cadere nei triti e ritriti clichè caricaturali che, molto spesso, finiscono per assumere toni volgari e ridicolizzare, finanche, una realtà che risulta più normale della comune normalità (punto di forza della rilettura in chiave moderna di Gallo), costellata da persone che meritano, come ogni altro essere umano, di occupare il posto che spetta loro nella società e nel Mondo. Questi, dunque, gli ingredienti vincenti che rendono “Un vizietto Napoletano” uno spettacolo convincente, oltre che profondamente riflessivo e stimolante.


Ulteriore nota di colore viene data dagli altri personaggi che si alternano sul palcoscenico: le simpatiche e goliardiche Bananine (ballerine di belle speranze del “Banana Blu”), i coniugi Solimena, intransigenti difensori della morale e del buon costume, emblema dell’ipocrisia di coloro che si autoproclamano giudici sulle scelte altrui (e che, in realtà, rappresentano il vero marcio della società); ed ancora il naif ed elegante Antoine, innamoratissimo compagno di Butterfly. Ognuno riesce a costruire il proprio "io" e lo esprime naturalmente senza più la paura del pregiudizio, onnipresente in una società che preferisce spersonalizzare l'individuo ed omologarlo a ciò che considera "normale".

"Io sono soltanto quello che sono" (Butterfly)

Comments


protetto da ©opyright
bottom of page