Inaugura a Capodimonte la mostra "Gli spagnoli a Napoli. Il Rinascimento meridionale"
- Francesca Iervolino
- 14 mar 2023
- Tempo di lettura: 5 min

Lunedì 13 marzo 2023 è stata inaugurata al Museo e Real Bosco di Capodimonte la mostra Gli spagnoli a Napoli. Il Rinascimento meridionale (13 marzo – 25 giugno 2023, Sala Causa) a cura del prof. Riccardo Naldi, docente di Storia dell’arte moderna all’Università “L’Orientale” di Napoli e del prof. Andrea Zezza, docente di Storia dell’arte moderna all’Università della Campania “Luigi Vanvitelli”.
Il progetto espositivo è stato realizzato in partenariato con il Museo Nacional del Prado, dove una prima versione della mostra è stata inaugurata, ottenendo un notevole successo di critica e di pubblico, il 18 ottobre 2022 con il titolo "Otro Renacimiento. Artistas españoles en Nápoles al comienzos del Cinquecento".
Grazie a questa importante collaborazione, tornerà a Napoli per la prima volta dopo 400 anni la Madonna del pesce eseguita da Raffaello. Il dipinto, destinato alla cappella della famiglia del Doce in San Domenico Maggiore a Napoli, divenne un punto di riferimento fondamentale per gli artisti attivi a Napoli durante il Cinquecento. L’opera fu asportata dai governanti spagnoli e trasferita a Madrid intorno alla metà del Seicento. La mostra è dedicata a uno dei momenti più fecondi e meno conosciuti della civiltà artistica napoletana: il trentennio che va dal 1503 al 1532 circa. È il periodo che, sotto il profilo politico, vide l’estinguersi della dinastia aragonese, con il passaggio del Regno di Napoli sotto il dominio della Corona di Spagna; sotto il profilo culturale, il raggiungimento dell’apice della sua grande stagione umanistica, con il passaggio di consegne da Giovan Gioviano Pontano a Iacopo Sannazaro.
Le novità artistiche elaborate in quegli anni da Leonardo, Michelangelo e Raffaello furono prontamente recepite e reinterpretate in modo originale in una Napoli ancora molto viva, per la quale la perdita della funzione di capitale autonoma non costituì un ostacolo allo sviluppo culturale, ma, al contrario, contribuì alla definizione di un nuovo ruolo di cinghia di trasmissione della cultura rinascimentale tra le due sponde del Mediterraneo. La mostra propone un’ampia rassegna di opere eseguite da alcuni dei principali artisti spagnoli attivi in quegli anni a Napoli, quali Pedro Fernández, Bartolomé Ordóñez, Diego de Siloe, Pedro Machuca, Alonso Berruguete. Trasferitisi molto per tempo in Italia, essi sprigionarono una straordinaria originalità inventiva nel confronto con le opere eseguite dai massimi protagonisti del pieno Rinascimento italiano. Gli spagnoli divennero i protagonisti dell’eccezionale stagione artistica della Napoli di primo Cinquecento, sostenuta dal mecenatismo dell’aristocrazia e degli Ordini religiosi che finanziarono opere di ambiziosa magnificenza, spesso realizzate, alla maniera degli Antichi, servendosi del durevole marmo di Carrara. Tornati in patria, gli spagnoli si fecero ambasciatori di una particolare declinazione della cultura figurativa dell’alto Rinascimento, sostenuta da inventiva e capacità tecniche straordinarie, cui il passaggio della Spagna all’interno della compagine imperiale di Carlo V diede un respiro europeo.
La mostra focalizza l’attenzione su questa breve ma felicissima stagione, ponendo nel giusto rilievo l’altissima qualità delle opere e il loro carattere cosmopolita. Alla base del percorso espositivo vi è la convinzione che quella fioritura vide una strettissima connessione tra pittura e scultura. Il confronto tra le cosiddette “arti sorelle” trovò a Napoli un terreno particolarmente fertile per l’elaborazione di modelli che contribuirono al definirsi di un’autonoma scuola locale, di cui la mostra propone un’ampia selezione dei maggiori protagonisti, dai pittori Andrea da Salerno e Marco Cardisco agli scultori Giovanni da Nola e Girolamo Santacroce. Come avvenne a Roma a causa del celebre Sacco del 1527, anche per la capitale già aragonese e poi vicereale questa ‘età dell’oro’ venne improvvisamente spezzata dal durissimo assedio francese del 1528 e dalla grave crisi politica che ne derivò. La differenza principale tra la mostra di Napoli rispetto a quella di Madrid è il forte legame con il territorio: molte delle opere degli artisti del periodo sono presenti nelle chiese cittadine, in particolare San Giovanni a Carbonara, San Domenico Maggiore, Santi Severino e Sossio e San Giacomo degli Spagnoli. La mostra è realizzata dal Museo e Real Bosco di Capodimonte in partenariato con il Museo Nacional Prado di Madrid, in collaborazione con l’Ambasciata di Spagna in Italia e l’Ambasciata d’Italia in Spagna e con il Ministero dell’Interno-FEC Fondo edifici di culto e la Curia Arcivescovile di Napoli. L’esposizione è finanziata dalla Regione Campania grazie al progetto POC Capodimonte. Le rotte dell’arte e gode del patrocinio del Comune di Napoli. Si è avvalsa, inoltre, del sostegno dell’associazione Amici di Capodimonte ets e della GESAC come main sponsor. L’allestimento della mostra nella Sala Causa è curato dall’architetto spagnolo Francisco Bocanegra. Al Prado, nella mostra Otro Renacimiento, si era ispirato alle forme e ai volumi dell'architettura napoletana; a Capodimonte, invece, ha esaltato il dialogo tra le opere pittoriche e quelle scultoree.

La mostra “Gli spagnoli a Napoli. Il Rinascimento meridionale” prosegue anche in città con le testimonianze degli artisti spagnoli nelle principali chiese di Napoli Gli artisti spagnoli Pedro Fernández, Bartolomé Ordóñez, Diego de Siloe, Pedro Machuca, Alonso Berruguete divennero i protagonisti dell’eccezionale stagione artistica della Napoli di primo Cinquecento, sostenuta dal mecenatismo degli Ordini religiosi e dell’aristocrazia, desiderosa di lasciare una traccia indelebile della propria grandezza finanziando opere di ambiziosa magnificenza, spesso realizzate, alla maniera degli Antichi, servendosi del durevole marmo di Carrara. Non stupisce, dunque, la presenza corposa di importanti opere di artisti presenti in mostra anche nelle principali chiese della città di Napoli o che segnalano la presenza spagnola a Napoli nel primo Cinquecento: da San Giovanni a Carbonara al complesso conventuale di San Severino e Sossio, da San Giacomo degli Spagnoli, simbolo della presenza politica e culturale della Spagna a Napoli, alla Certosa e al Museo di San Martino, dalla Basilica di San Lorenzo Maggiore a Sant’Aniello a Caponapoli, da San Pietro Martire a Santa Maria dei Pignatelli, da Sant’Anna dei Lombardi a Santa Maria la Nova. Perfino nel Duomo di Napoli è visibile questa presenza spagnola, in particolare, nella Cappella Teodori (o dell’Incredulità di San Tommaso) è presente un’opera attribuita ad Alonso Berruguete la Deposizione di Cristo nel sepolcro (nel paliotto dell’altare), nella Cappella Tocco di Montemiletto è possibile ammirare la Madonna con il Bambino in gloria di Diego de Siloe mentre nel Succorpo è presente una decorazione marmorea di Tommaso Malvito. Ma è nella Basilica di San Domenico Maggiore che si percepisce il legame più forte tra la mostra e la città. La Madonna del pesce di Raffaello, esposta in sala Causa al Museo e Real Bosco di Capodimonte, tornata in città per la prima volta dopo 400 anni, era stata realizzata per la Cappella della famiglia del Doce (o di Santa Rosa) in San Domenico Maggiore. L’opera divenne un punto di riferimento fondamentale per gli artisti attivi a Napoli durante il Cinquecento. Fu poi asportata dai governanti spagnoli e trasferita a Madrid intorno alla metà del Seicento.

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