Libri, le migliori novità di luglio
- Francesca Iervolino
- 3 lug 2021
- Tempo di lettura: 9 min

Ritorna, come ogni mese, l'appuntamento di "The Good Reader" con le migliori novità in libreria del mese in corso. Complice l'estate ormai entrata nel pieno, i nostri lettori sono alla ricerca del libro perfetto da portare in vacanza, da leggere in spiaggia tra un bagno e un aperitivo. Per voi, una selezione dei migliori titoli in uscita nel mese di luglio.
1)"Dasvidania", Nikolai Prestia (Marsilio, in libreria dal 1 luglio)
«Nikolai Prestia con "Dasvidania" riesce nell'operazione più difficile di tutte, costruire un romanzo in cui la storia di uno è la storia di tutti. Nel piccolo Kola, il protagonista, c'è un popolo intero, quello russo negli anni post-sovietici, sospeso tra un passato ideologico e un futuro pieno di ingiustizie. Kola è un orfano, legge Dostoevskij grazie al direttore dell'istituto in cui vive, in lui la tragicità della sua esistenza è mitigata dalla forza dell'immaginazione, dal bene sommo della fantasia. Un esordio che farà parlare di sé, per la sua limpida semplicità, per il potere della parola quando s'incarna veramente» – Daniele Mencarelli
Kola ha sette anni e, concentratissimo, studia una mela verde sul davanzale di una finestra. Fuori ogni cosa è bianca della neve appena caduta. I tetti della città si scorgono appena. La città dà su un fiume: è il Volga, nel pieno dell'inverno russo. Kola è orfano e vive con la sorella in un istituto. Ha alle spalle una storia di povertà, disagio e scarsa cura, se non abbandono. Quel bambino, che oggi ha trent'anni e abita in Sicilia, racconta la sua storia. In questo libro, l'istituto, i lunghi corridoi sempre vuoti – tranne quando i bambini e le bambine rientrano dalla scuola –, la famiglia d'origine, la madre giovanissima e senza aiuti, lo zio disperato e violento riprendono sostanza, e volti. Con la precisione di un reportage, Nikolai Prestia racconta la seconda metà degli anni Novanta e l'epoca post-sovietica nel loro aspetto più duro di miseria ed esclusione sociale, violenza domestica, alcolismo e droga. Descrive quegli anni con la disinvoltura di chi ne ha fatto esperienza, e con straordinaria capacità di osservazione. Questo libro però non è un reportage, è un romanzo. È una storia durissima, che sarebbe insostenibile se lo sguardo di Kola non compisse una specie di magia: l'immaginazione. Solo che l'immaginazione di Kola non crea mondi alternativi, non cerca vie di fuga, ma indaga il potere simbolico, poetico e quasi magico degli oggetti quotidiani: basta una mela verde per rendere nutriente quello che era solo cupo e doloroso, basta un paio di calzoni con le tasche per volare verso il futuro. Kola trova la forza di immaginare molto prima delle parole per esprimerla. E queste pagine in controluce raccontano anche la conquista delle parole. Prima del bambino che guarda, ora del ragazzo che scrive. Una lingua chiara, semplice, accogliente, nella quale si avvertono echi antichi e letterari. Ne viene fuori un'atmosfera dolce amara, a tratti dickensiana. Dasvidania racconta del male e del dolore, ma anche moltissimo del bene: la zia che tira fuori i bambini dai guai, il direttore dell'istituto che per primo mette in mano un libro al bambino, e quel libro è L'idiota di Dostoevskij, e poi l'infermiera Katiusha – che stringe con lui un patto di speranza –, gli amici dell'orfanotrofio, ognuno con il proprio fardello di rabbia e vitalità, e infine i due maestri che adottano Kola e la sorella portandoli con sé in Sicilia e offrendogli un radicamento da cui potranno guardare avanti, e anche indietro. Con Dasvidania, Nikolai Prestia racconta come anche da bambini si possano amare tutte le memorie, non solo quelle felici.

2) "Cavalli elettrici", Shannon Pufahl (Clichy Edizioni, in libreria dal 3 luglio)
Un romanzo d’esordio di una bellezza mozzafiato sull’amore e sulla fortuna, sul caso e sul desiderio, su quel gioco d’azzardo che è la vita.
Cavalli elettrici è il romanzo d’esordio della statunitense Shannon Pufahl, un atteso debutto di cui ha parlato anche The Oprah Magazine, la storia di due storie d'amore che si intrecciano fra loro e con la società degli anni del Dopoguerra e della guerra fredda, e che ci accompagnano lungo un’America in transizione, dal Kansas alla California, da Las Vegas a Tijuana. Un’America in cui, dietro scintillanti promesse di speranza e successo, le anime che fremono - come quelle dei protagonisti del romanzo - sembrano non poter trovare spazio. La storia di Muriel, una giovane donna da cui tutti si aspettano che sia una moglie brava e servizievole, mentre lei ha qualcosa dentro che ribolle e che la spingerà a scegliere una vita diversa. La storia di Julius, il fratello di suo marito, che le ha aperto gli orizzonti del mondo facendole capire che può essere molto più grande di quanto finora avesse immaginato. Anche lui è un irrequieto, trova lavoro in un casinò di Las Vegas dal cui tetto i turisti scrutano i test atomici e qua si innamora di Henry, un baro di carte: quando questi dovrà scappare, Julius lo inseguirà fino alla pancia di Tijuana. Storie che parlano di emancipazione e di scoperte, ma anche di pregiudizi e contraddizioni.

3) "Amor di gloria", Maria Pace Ottieri (Edizioni Nottetempo, in libreria dall'8 luglio)
“Non so che cosa intendiate per gloria,” dice Alice a Humpty Dumpty, che le sorride con aria di superiorità e risponde: “Certo che non lo sai, finché non te lo dico. Volevo dire, questo è un bellissimo e irrefutabile argomento”. Delle spiegazioni di Humpty Dumpty non ci si può fidare, si sa, e tuttavia Alice non è la sola a stupirsi di fronte a questa parola. Cos’è davvero la gloria? Come è stata pensata lungo i secoli? E ha ancora uno spazio nel mondo di oggi, dove appare un concetto ormai lontano, legato perlopiú al passato? “La gloria ha a che fare con il sogno, la grandiosità, la dismisura”, scrive Maria Pace Ottieri, che con“Amor di gloria” ci guida in un percorso appassionante tra autori, testi, personaggi e aneddoti, indagando con acume, levità e grazia una parola sorprendente. Un’inchiesta letteraria tra storia, cultura e attualità per scoprire cos’è, cosa può essere oggi, la vera gloria.

4) "Spreco di eternità e altri racconti", Anais Nin (La Nave di Teseo)
Scritti quando Anaïs Nin aveva circa ventisei anni e viveva in Francia, i racconti raccolti in Spreco di eternità contengono molti elementi familiari a chi conosce le opere successive dell’autrice, nonché indizi rivelatori di temi sviluppati nei suoi romanzi e racconti più maturi. Ricche di dettagli legati all’infanzia e alla vita a Parigi, queste storie nostalgiche parlano di artisti, scrittori; di sconosciuti incontrati di notte; raffigurano un mondo di caffè, teatri, danzatrici; parlano di donne che consacrano se stesse al loro lavoro e alle loro visioni, ma an- che al romanticismo e, soprattutto, ai loro desideri.
Sperimentali e profondamente introspettive, queste storie delineano un tema centrale della scrittura di Nin: il contrasto tra l’io pubblico e quello privato. Nella maestria di questi racconti vengono offerti ai lettori un arguto umorismo, uno spirito ironico, dialoghi coin- volgenti ma anche una prosa estatica, e qual- che finale a sorpresa. Dal principio alla fine risplende la personalità di Nin, una meravigliosa combinazione di sentimento e razionalità, di vulnerabilità e forza: forse lei, più di ogni altro interprete del Novecento, ha saputo padroneggiare questo gioco di equilibri, elaborandolo alla sua maniera e curando sempre di sfidare, con la sua scrittura tagliente ed enigmatica, la società e le convenzioni del tempo, nella vita come nella letteratura.

5) "La ripetizione", Peter Handke (Guanda Editore, in uscita dal 1 luglio)
In pagine caratterizzate da una prosa intensa e allo stesso tempo cristallina, Peter Handke racconta il suo apprendistato di scrittore, ripercorre e testimonia quella «epopea interiore» che lo ha portato a essere una delle voci più incisive della letteratura contemporanea.
«Quando uno scrittore sa raccontare con tanta grazia, il lettore non può fare a meno di credergli» – Frankfurter Allgemeine Zeitung
Filip Kobal, austriaco di origini slovene, a vent'anni si mette in viaggio alla ricerca del fratello, scomparso nell'ultimo conflitto mondiale. Il suo itinerario si snoda dalla Carinzia al Carso, nelle terre tra Austria e Iugoslavia che una volta facevano parte del grande impero. Percorre lunghi tratti a piedi, evitando per quanto possibile i mezzi di trasporto ed entrando in contatto con una lingua, quella slovena, che gli porta continui ricordi e meraviglie. La ricerca degli avi e il ritorno ai luoghi dell'infanzia e dell'adolescenza è anche e soprattutto un viaggio alla ricerca di sé e della propria identità, e ritrovare l'altro, quello che può essere considerato il proprio doppio, significa tornare al principio della vita e della scrittura. La natura lenta del viaggio, l'errare senza fretta e l'immersione nelle cose e nei paesaggi, portano una limpidezza dello sguardo che sembra poter arrivare a intuire le forme originarie del mondo. In pagine caratterizzate da una prosa intensa e allo stesso tempo cristallina, Peter Handke racconta il suo apprendistato di scrittore, ripercorre e testimonia quella «epopea interiore» che lo ha portato a essere una delle voci più incisive della letteratura contemporanea.

6) "I cani del nulla- una storia vera", Emanuele Trevi (Einaudi, in libreria dal 13 luglio)
Nella paura cosmica di Gina, cane dalle zampe troppo lunghe e le orecchie enormi, c'è lo sgomento della vita di fronte alla propria nullità. È questo che ci affratella agli animali: il sentimento ineludibile, spaventoso, della nostra imperfezione. Torna il romanzo culto di Emanuele Trevi.
È l'ottusa, spudorata tenacia con cui cerca l'attenzione dei padroni a definire il carattere di Gina, «avanzo di canile municipale» tenero e sproporzionato, in cui emotività e furbizia paiono incarnare l'essenza stessa della femminilità. Una sera, davanti a una sua specie di possessione, il narratore e la moglie credono di assistere a un evento cruciale. Potrebbe essere un'epifania, invece non offre alcun insegnamento, o loro sono refrattari a coglierlo. Vivere, d'altronde, significa alimentare la confusione, accorgersi che l'inconsapevolezza cresce giorno dopo giorno. Di fronte all'esistenza, non si può provare altro che stupore panico. In fondo, come i cani di d'Annunzio nella poesia che apre il romanzo e ne è il filo rosso, gli esseri umani sono «stupidi e impudichi», e al pari del vecchio poeta capiscono infine di non essere nulla. Tra conversazioni domestiche, uccellini in gabbia, passeggiate sui marciapiedi reggendo un guinzaglio e scatole di farmaci la cui «profonda giustizia» ripara dal disordine senza rimedio del mondo, l'autore costruisce un meraviglioso romanzo digressione. Se è vero che la vita «fa grumo, non si lascia trasformare in una storia», è pur vero che Emanuele Trevi sa restituirla, nella sua miseria e nella sua rivelazione, con una grazia senza paragoni. Introduzione di Sandro Veronesi.
«Chiunque riesca a continuare a imparare anche da adulto, chiunque mantenga la mentalità dell'allievo anche quando non va piú a scuola risulta un sapiente, un iniziato. Ed è proprio ciò che viene da pensare di Emanuele Trevi, leggendo questo bellissimo libro, pervaso com'è in ogni pagina dallo strenuo, solitario, e dunque eroico sforzo di capire le cose che l'autore ha sotto gli occhi tutto il giorno, laddove lo schema sociale cui appartiene gli chiede solamente di accumularle e amministrarle. Trevi è l'allievo; sua moglie è la compagna di banco; la loro cagnetta Gina, con le sue misteriose manifestazioni di dio minore, è la maestra; il tinello di casa, la scuola. E l'abbecedario è una struggente poesia di d'Annunzio appesa al frigorifero.»

7) "Annette, un poema eroico", Anne Weber (Mondadori, in libreria dal 13 luglio)
Gli eroi sono passati di moda nella letteratura, nel nostro mondo disincantato c’è spazio solo per gli antieroi, per raccontare una vita straordinaria bisogna inventarsi qualcosa: ad esempio, cantarla in modo epico, poeticamente. Ed è proprio quello che fa Anne Weber in questo libro, nel quale racconta le gesta di Annette Beaumanoir che – nata in Bretagna nel 1923 in una famiglia di umili origini – vive nientemeno che nella convinzione che il mondo dovrebbe essere un posto più giusto. Da ragazza, combatte nella Resistenza e salva degli ebrei dalla deportazione. Dopo la guerra, si sposa, studia medicina, diventa neurofisiologa, ha tre figli, poi collabora clandestinamente con il movimento per l’indipendenza algerina. Tradita, viene arrestata e condannata a dieci anni di prigione, ma riesce a fuggire. Entra a far parte del primo governo dell’Algeria indipendente e rischia di nuovo la morte dopo il colpo di stato contro il presidente Ben Bella nel 1965 riuscendo a malapena a scappare. Quindi lavora in una clinica di Ginevra fino a quando la sentenza del tribunale non viene annullata e può tornare in Francia. Oggi Anne Beaumanoir vive in un villaggio nel Sud della Francia, dove Anne Weber l’ha incontrata, ascoltata a lungo per poi trasporre la sua storia in una canzone meravigliosamente semplice e potente che ci illustra il suo coraggio, la sua forza di volontà ma anche i suoi errori e i suoi conflitti interiori.
È incredibile quanto sia moderna la vecchia forma dell’epica e con quanta forza riesca a parlarci di temi enormi. Cosa spinge qualcuno a resistere? Cosa deve sacrificare? Fin dove può arrivare? Cosa può ottenere?
Un’autrice tedesca canta le gesta di un’eroina francese secondo il modo dell’epica greca: se l’idea di Europa è un valore, di certo queste pagine ne sono una straordinaria, commovente testimonianza.

8) "Il racconto degli eroi", Giulio Guidorizzi (Mondadori Oscar Cult, in libreria dal 6 luglio)
La parte più ricca e splendente della mitologia greca riguarda figure di semidèi. La natura eterna si mescola in loro alla fragilità del corpo umano e, per quanto possenti e gloriosi, partecipano al destino comune di sofferenza e di morte. Sono gli eroi e le eroine: guerrieri come Achille, ma anche inventori come Dedalo, fondatori di città come Cadmo, figure profetiche come Tiresia e Cassandra. Figure sacre, oggetto di culto, con le quali il tempo del mito confluisce in quello della storia, la natura diventa cultura, inizia la civiltà umana.
Le origini di queste vicende risalgono alle narrazioni orali dell’epoca arcaica, ma le imprese degli eroi percorrono tutta la letteratura greca e oltre: gli aristocratici guerrieri omerici, sempre proiettati nell’azione e animati da uno smisurato senso dell’onore e desiderio di fama, diventano, nella tragedia, creature d’inquietante e abissale profondità, capaci di rappresentare in modo esemplare i dilemmi della società e i recessi più oscuri della mente; infine, nelle raffinate riscritture degli autori ellenistici e latini, l’eroe assume connotati squisitamente letterari.
Raccontando le vicende di Odisseo, Edipo, Medea e tanti altri, questo libro – che, come già Il racconto degli dèi, prende le mosse dai «Meridiani» sul mito greco curati da Giulio Guidorizzi – accompagna il lettore alla scoperta dei caratteri più significativi del mondo classico, rivelando un intreccio di storie che appartengono a tutti noi e mostrando cosa significhi “essere umano”.

photo credits: Kariella
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