"The World of Banksy": filosofia di un'arte ribelle
- Cinzia Nitti
- 14 giu 2021
- Tempo di lettura: 2 min

«L'arte che guardiamo è fatta da solo pochi eletti. Un piccolo gruppo crea, promuove, acquista, mostra e decide il successo dell'Arte. Solo poche centinaia di persone nel mondo hanno realmente voce in capitolo. Quando vai in una galleria d'arte sei semplicemente un turista che guarda la bacheca dei trofei di un ristretto numero di milionari».
Così Banksy rompe le barriere, attraverso una delle dichiarazioni più esplicative della propria arte. Quella di strada, accessibile a chiunque e talvolta persino inconscia del potere metaforico, eppure mai implicito, che esprime.
Si tiene a Dubai fino al 30 giugno 2021, presso il Mall of the Emirates, la più grande mostra internazionale dedicata alle opere del dissacrante genio contemporaneo dell'arte murale: "World of Banksy - the immersive experience" , patrocinata dalla Dubai Culture & Arts Authority.
Nessuno conosce la sua vera identità, ma è probabilmente il più famoso e misterioso disegnatore di stencils del globo, tecnica alla quale il suo nome viene associato. Alcuni lo considerano un burlone, altri un provocatore, molti lo riconoscono come un filosofo ribelle; il Time lo ha nominato tra le 100 persone più influenti al mondo nel 2010, insieme ad Obama, Steve Jobs e Lady Gaga. Di lui si riconoscono i primi chiari "segni di passaggio" a Bristol, a partire dagli anni Ottanta.

Guerra, politica, manipolazione mediatica, contraddizioni e vizi sociali, incoerenze legali e corruzione poliziesca sono le tematiche espresse nella sua street art, rappresentate per mezzo degli ormai noti soggetti quali ratti, scimmie, poliziotti e bambini.
Durante il percorso immersivo le 120 opere, provocatoriamente etichettate da Banksy stesso come "unauthorized" (non autorizzate), sono descritte nel dettaglio traducendo il preciso fine comunicativo dell'artista. Tra le tante, sapevate che la rappresentazione quasi maniacale dei rats negli angoli delle metropoli europee è una chiara allusione alla sopravvivenza e libera diffusione dei graffiti, nonostante l'illegalità del gesto?
«I ratti ... loro esistono senza permesso. Sono odiati, cacciati, perseguitati. Sopravvivono nonostante il sudiciume. Eppure sono capaci di fare inginocchiare i "civilizzati" ai loro piedi».

Di Banksy ho trovato interessante l'accento sulle riflessioni che scaturiscono dall'osservazione delle dinamiche sociali e soprattutto dell'essere umano "moderno". L'iper-connessione che porta all'alienazione, la totale apatia della quale siamo pregni, la falsa lotta contro la violenza e l'utopica fine delle guerre nel mondo. L'indifferenza elevata al potere, il potere che porta alla distruzione e il cambiamento che spesso, ridondante, annega nell'indifferenza dei più.

E poi colpisce, forte come un pugno allo stomaco, l'elemento del sogno rivelato, spesso negato, talvolta impossibile: quello di bambini che sovrastano una montagna di armi, la memoria delle giovani vittime del Bataclan, una ragazzina che tenta afferrare un palloncino rosso a forma di cuore (o forse di lasciarlo volare via insieme alla rassegnazione?), della Girl with balloon, di cui Banksy interpreta magistralmente un futuro sospeso tra incertezze e immensità del cielo.
"There is always Hope", c'è sempre speranza, è la chiave di lettura del sottotitolo all'opera battuta per oltre 1 milione di sterline dalla casa d'aste inglese Sotheby's nel 2018.
Speranza, quella che per Banksy è riassunta tutta in queste parole: «Se non è importante, liberatene. Se non riesci a liberartene, è importante».
Cinzia Nitti © Riproduzione riservata
Comments