GenderLens in Senato: per gli adolescenti trans più rischi di bullismo e suicidio
- The Good Reader
- 6 apr 2022
- Tempo di lettura: 4 min

“Per bambini/e e adolescenti trans è maggiore il rischio di subire atti di bullismo, quello di abbandono scolastico o di soffrire di ansia e depressione. Lo dicono importanti studi scientifici internazionali di fronte ai quali le Istituzioni italiane si girano dall'altra parte, fingendo di non vedere”. È questo il sunto dell'intervento di Elisabetta Ferrari, Presidente di GenderLens, associazione per famiglie che hanno bambini/e oadolescenti gender creative o trans, ascoltata oggi in Parlamento dalla Commissione Bicamerale per l'Infanzia e l'Adolescenza.
Ci sono numerosi studi scientifici che dimostrano come studenti trans vivano in un clima scolastico ostile per l’alta incidenza di violenza verbale, bullismo, abuso fisico e violenza sessuale. Studenti trans riportano la mancanza di sicurezza all’interno di diversi ambienti, comprese le scuole primarie. Nel 2017 in un sondaggio statunitense tra 5.000 adolescenti trans, solo il 16% ha riferito di sentirsi sempre sicuro a scuola. Le giovani persone trans che sperimentano violenze e transfobia sono meno capaci di concentrarsi in classe, hanno minori aspirazioni formative e conseguono risultati scolastici più scarsi. Se non sostenuti/e da appropriati protocolli a tutela della loro identità di genere, gli studenti e le studenti trans sono più facilmente oggetto di discriminazione e bullismo e hanno oltre quattro volte in più la probabilità di assentarsi o abbandonare la scuola a causa delle molestie subite La sofferenza in questo momento della vita può essere molto intensa e portare a delle psicopatologie internalizzate (ansia, minority stress e depressione) fino ad arrivare ad atti di autolesionismo e azioni suicidarie.
L'ASSOCIAZIONE
GenderLens si è formalizzata oltre un anno fa ma era già attiva come Progetto GL dal 2018. Oltre alle tantissime famiglie sparse nel territorio italiano e in continuo aumento, ne fanno parte professionisti, anche trans, in vari ambiti: dalla neuropsichiatria, psicologia, antropologia, sociologia, pedagogia, oltre che insegnanti ed educatrici. L'associazione ha mosso i suoi primi passi partendo dal terribile vuoto informativo e formativo presente nelle istituzioni e nella società italiana, rispetto alla realtà dell’infanzia/adolescenza trans e alle famiglie poste di fronte a genitorialità inattese, cioè bambini/e o adolescenti che non si riconoscono per identità o per espressione nel genere assegnato alla nascita in base al sesso biologico. Abbiamo compreso l’urgenza della conoscenza e della formazione sul tema, così come l’importanza di abbracciare il modello di accompagnamento affermativo verso queste giovani persone. Centrale, inoltre, il supporto ai genitori lasciati soli dalle istituzioni e dalla società, vista la carenza di risorse a cui poter attingere, la mancanza di un immaginario socioculturale in cui riconoscersi, oltre all’assenza di un linguaggio che contempli e legittimi la realtà trans con riferimenti positivi per poter dare un senso all’esperienza che si vive come famiglie, invece di gettarle nella solitudine e nella paura di affrontare una realtà poco conosciuta. Le istituzioni, il personale medico come quello scolastico, troppo spesso, non sono minimamente preparati e non sanno rispondere ai bisogni di questi genitori e dei loro bambini/e.
LA REALTÀ
Mentre in varie nazioni (Spagna, Canada e altre), l’infanzia e l’adolescenza gender variant o trans, ha diritti, visibilità, protocolli attuativi rispettosi nel riconoscere identità di genere differenti e/o comportamenti ritenuti non normativi dalla società (sensibilizzazione, formazione alle famiglie, nella scuola, in ambito sanitario e sociale, visibilità nei media e stampa) in Italia la realtà trans è negata e non esiste né sul piano legislativo o istituzionale, né su quello sociale. Quando se ne parla è sempre in modo scorretto, stereotipato e sensazionalistico, molto spesso puramente ideologico, un modo che non lascia spazio ad altre narrazioni, dimenticando la grande responsabilità che hanno governi e istituzioni di fronte a queste giovani vite e alle loro famiglie.
AFFERMAZIONE DI GENERE
Negli ultimi tempi, a seguito del crescente interesse nei confronti del tema dell’identità di genere sollevato dalla discussione parlamentare riguardante il DDL Zan, non solo nel dibattito politico ma anche sui giornali e nei talk-show televisivi sono state vergognosamente diffuse informazioni false e fuorvianti rispetto alla medicalizzazione delle persone trans minorenni. Quello che, come associazione, ci preme chiarire in modo netto è che i bambini e le bambine in età prepuberale non vengono, in nessun caso, sottoposte a trattamenti farmacologici né tantomeno chirurgici. Quando si parla di transizione sociale nelle bambine e nei bambini ci si riferisce esclusivamente a fondamentali misure di accompagnamento familiare e sociale volte al rispetto e al riconoscimento affermativo del genere sentito come proprio: ovvero l’uso di abbigliamento e accessori solitamente associati al genere opposto a quello assegnato alla nascita, adozione di un nome di elezione, l’uso di pronomi scelti dalla persona. In tal senso, ricerche scientifiche recenti2, hanno evidenziato come bambini e bambine trans che hanno intrapreso transizioni sociali precoci, mostrano assenza di problemi psicopatologici e funzionamenti psicologici simili a quelli di bambini/ e e coetaneee/i che si riconoscono nel genere assegnato alla nascita
LA CARRIERA ALIAS
Per questa ragione, restano fondamentali buone prassi volte a favorire il loro benessere psicofisico nell’ambiente scolastico, come la carriera alias, un accordo di riservatezza, che permette la sostituzione del nome anagrafico con quello di elezione, sul registro elettronico e nei documenti ad uso interno della scuola aventi valore non ufficiale. Questi tipi di intervento non hanno nessuna conseguenza a livello medico o legale e possono essere interrotti o modificati a seconda delle esigenze e del percorso di crescita di queste giovani vite. I livelli di sofferenza legati alla varianza di genere sono dovuti soprattutto a fattori sociali, come la transfobia, le discriminazioni, i pregiudizi e tutti gli atti di bullismo che spesso provengono dalle persone adulte. Esistono linee guida validate a livello internazionale e una minoranza giovanile non può essere lasciata da sola a sfidare la sistemica discriminazione istituzionale che condiziona le loro vite e un sistema normativo che non legittima ma opprime ogni possibile diversità, negando a queste giovani vite di essere riconosciute e potersi autodeterminare.
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