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"Lettera", l'amore ancestrale in Elsa Morante



"Respiri Poetici", la rubrica del martedì che The Good Reader dedica alla grande poesia d'autore, vi porta alla scoperta di "Lettera", componimento poetico di Elsa Morante, considerata all'unanimità tra le più grandi scrittrici italiane del dopoguerra.


Elsa Morante nacque a Roma il 18 agosto 1912 da una famiglia piccolo borghese: bambina prodigio dal precoce talento letterario (ad 8 anni compose la sua prima filastrocca), decise ben presto che il suo destino era diventare una scrittrice di successo. Fatale, per la sua vita e la sua carriera, l'incontro con Alberto Moravia.

A prescindere dai capolavori "Menzogna e Sortilegio", "L'Isola di Arturo", "La Storia" e "Aracoeli", l'immensa produzione morantiana investe, oltre al romanzo, anche il genere del racconto e della poesia.


La poesia che proponiamo ai nostri lettori è "Lettera" , un componimento di struggente e rara bellezza ricompreso nella raccolta "Alibi" (Einaudi). In Elsa Morante, così come nelle sue opere, l'elemento "amore" è totalizzante e la sua forza motrice distruttiva.




Lettera (Elsa Morante, 1946)



Tutto quello che t’appartiene, o che da te proviene, è ricco d’una grazia favolosa: perfino i tuoi amanti, perfino le mie lagrime. L’invidia mia riveste d’incanti straordinari i miei rivali: essi vanno per vie negate ai mortali, hanno cuore sapiente, cortesia d’angeli. E le lagrime che mi fai piangere sono il mio bel diadema, se l’amara mia stagione s’adorna del tuo sorriso.

Stupisco se ripenso che avevo tanti desideri e tanti voti da non sapere quale scegliere. Ormai, se cade una stella a mezzo agosto, se nel tramonto marino balena il raggio verde, se a cena ho una primizia nella stagione nuova, o m’inchino alla santa campana dell’Elevazione, non ho che un voto solo: il tuo nome, il tuo nome, o parola che m’apri la porta del paradiso.

Nel mio cuore vanesio, da che vi regni tu, le antiche leggi del mondo son tutte rovesciate: l’orgoglio si compiace d’umiliarsi a te, la vanità si nasconde davanti alla tua gloria, la voglia si tramuta in timido pudore, la mia sconfitta esulta della tua vittoria, la ricchezza è beata di farsi, per te, povera, e peccato e perdono, ansia e riposo, sbocciano in un fiore unico, una grande rosa doppia.

Ma la frase celeste, che la mia mente ascolta, io ridirti non so, non c’è nota o parola. Ti dirò: tu sei tutto il mio bene, ad ogni ora questa grazia di amarti m’è dolce compagnia. Potesse il mio affetto consolarti come mi consola, o tu che sei la sola confidenza mia!



"Alibi", Elsa Morante (Einaudi, 2012)




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