Nell'Averno di Louise Glück
- Chiara Teodonno
- 13 apr 2021
- Tempo di lettura: 2 min
Aggiornamento: 28 mag 2021
"Per la sua inconfondibile voce poetica che con austera bellezza rende universale l'esistenza individuale".
Con questa motivazione l'Accademia di Svezia ha conferito lo scorso 10 ottobre il Nobel per la Letteratura alla poetessa americana Louise Glück. Il premio Nobel è stato solo l'ultimo di una lunga serie di prestigiosi riconoscimenti come il Premio Pulitzer per la poesia nel 1993, la nomina a "Poeta Laureato" degli Stati Uniti nel 2003, il National Book Award nel 2014.
Louise Glück nasce nel 1943 a New York da genitori immigrati ebrei ungheresi, e fin da piccola viene stimolata a scrivere poesie da sua madre Beatrice che la accosta allo studio dei classici e della mitologia greca.
Sebbene la scelta dei temi trattati spazi in diversi ambiti, molti critici hanno riconosciuto alcune direttrici prevalenti come quella del trauma, declinata in vari aspetti dalla morte, alla perdita, al fallimento delle relazioni. Tuttavia l'esperienza traumatica per la poetessa è un tramite, un medium che conduce ad una maggiore consapevolezza della caducità della vita per tentare la guarigione e la ripresa. Nel Trionfo di Achille, ad esempio, l'eroe omerico riesce a realizzare pienamente se stesso solo accettando il destino fatale.
Con la raccolta Averno, del 2006, Glück ci propone un viaggio agli inferi insieme a Persefone, dove la scelta del luogo/lago non indica l'approssimarsi alla morte, bensì la rinascita attraverso il dolore. Il ratto di Persefone, e la sua scissione tra la madre e l'amante, diventa un'esperienza ciclica dove l'archetipo si sovrappone alla vicenda personale, dall'Ade si passa alla vita quotidiana.

Lago Vulcanico
C'era una guerra tra il bene e il male.
Decidemmo di chiamare il corpo bene.
Ciò fece della morte il male.
Volse l'anima
completamente contro la morte.
Come uno scudiero che vuole
servire un grande guerriero, l'anima
voleva parteggiare per il corpo.
Si volse contro il buio,
contro le forme di morte
che riconosceva.
Da dove viene la voce
che dice supponiamo che la guerra
sia male, si dice
supponiamo che il corpo ci abbia fatto questo,
abbia creato in noi la paura dell'amore -
(Da Averno, Louise Glück, Il Saggiatore, Milano 2020)
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