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"Viva in me geme la tua carne", il fuoco sacro della passione nella poesia di Giovanna Bemporad



"Respiri Poetici" è ormai uno degli appuntamenti a cui noi di The Good Reader teniamo di più. E il motivo è di facile intuizione: ci piace scoprire (e riscoprire) poeti e poetesse dimenticate o sconosciute e comprendere, tramite le loro opere, che i pensieri, intuizioni e stati d'animo in esse contenuti sono universali e che appartengono ad ognuno di noi, sebbene in una veste soggettiva. Per l'occasione, abbiamo selezionato un componimento della poetessa Giovanna Bemporad.


Giovanna Bemporad (19282013) è stata una poetessa e traduttrice italiana di origini ebraiche. Esordì, appena adolescente, con una traduzione in endecasillabi dell'Eneide di Virgilio. La Bemporad, amica di Pasolini con cui collaborò in diverse occasioni e contestatrice ante litteram (si dichiarò lesbica per protesta), al di là del lavoro di traduttrice, è nota soprattutto per la sua vasta produzione poetica: i suoi versi furono raccolti per la prima volta nel 1948 nel volume Esercizi e ripubblicati, con numerose aggiunte, nel 1980 da Garzanti. Enzo Siciliano la descrive in “abiti bislacchi, laceri; svagato disordine”. Non le importa un fico secco del suo aspetto, quel che persegue è solo il sacro fuoco della poesia che la divora". Moderna, libera, insofferente all'ipocrisia, eccentrica e poliglotta è una delle poetesse italiane più interessanti da riscoprire.



"Viva in me geme la tua carne, palpita gonfia ogni vena. Il tuo fiato respiro come l’ombra il silenzio. Azzurro cielo è nelle tue carezze, o donna; e mani che il sudore non sanno e i vili abbracci porto al giardino chiuso del mio cuore. Vorrei perdermi in te, con braccia ardenti stringerti esangue, fiore che tra i fiori recisi dei suoi petali si spoglia. Perché, perché l’ora non fugge? Strazio non voglio fare del tuo corpo, o donna; ma forse piace al tuo candore il sangue".



Giovanna Bemporad, "Viva in me geme la tua carne"

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